Ebbene sì, confesso! La mia è una famiglia di conservatori … conservatori di oggetti del nostro passato, testimonianze del percorso che ha portato fino a quà!
Il che è molto utile per un’affamata di racconti come me; se non ho nesssuno che possa descrivermi ciò che è stato, basta che vaghi tra le mura, mi affacci in quelle stanze poco frequentate, alzi qualche telo, per trovare ciò di cui ho bisogno, l’anello mancante della catena “genealogica”.
Spesso è la soffita di mia nonna a venirmi in aiuto; in un angolo, il baule in legno (già … proprio il classico da tesoro dei pirati!) mi racconta di un papà bambino, appassionato di western, indiani e natura, nell’altro lato, vicino allo scatolone delle foto ancora tutte in bianco e nero, basta sollevare un telo e si scopre che anch’io, seppur molto dopo, non mi sono tanto differenziata … eccetto “Topolino”, ” David Gnomo” e i libri di Roald Dahl ( … “SCRIVI E RIPETI” del Grillo Parlante massimo livello tecnologico di quegli anni). Se frugo nei cassetti posso trovare fototessere di chiunque, spesso sono quelle venute male, facce assonnate e sgurdi non proprio sagaci … ma fanno comunque storia, suscitano sempre grandi risate, quindi si conservano con cura. La stessa cura con cui sono state conservate lettere, biglietti regalo e cartoline ( anche quelle con solo scritto .. “Tanti saluti da luogoX e firma del mittente” ), ormai diventati a tutti gli effetti reperti da museo.
Ovvio però che le stanze preferite siano le dispense e le cucine delle nonne o zie. Lì capisco da chi ho preso la mania di conservare barattoli e scatole, ancor prima di capire cose metterci dentro. Se mi avvicino alla vecchia vetrina bianca della zia-nonna ( non di sangue, ma sempre sentita come tale ) le mani non hanno difficoltà nel toccare tesori ( almeno per me) del passato, accumulati nel corso degli anni, mode e stili d’epoca : un vecchissimo setaccio, coltelli e forbci arrugginiti, ciotole dai colori pastello e venature sparse qua e là … come fossero rughe sul viso. Mattarelli di varie lunghezze, taglieri sempre pesantissimi, infinite teglie … ovvio non antiaderenti!!! E poi i contrapposti, come una vecchissima stadera e una bilancia in plastica dura … moolto vintage, oppure il classico calice da vino, posto nella piattaia, vicino ad un primo esemplare di “vasetto-nutella- riciclato-bicchiere”. E sempre in quella piattaia antica, piatti di varia provenienza, spesso superstiti del vecchio albergo ( forse un po’ ve ne avevo parlato qui), e proprio per questo così preziosi.
Se poi ho la fortuna di ritrovarmi con tutti questi oggetti, nel silenzio più totale, posso addirittura carpirne i suoni. L‘altra mattina, ad esempio, la vecchia pentola in rame mi ha detto che aveva voglia di zuppa, una calda zuppa di legumi, possibilmente ceci! E così ho fatto, non sono riuscita a dirle di no … oppure ero solo io che, intirizzita del freddo, cercavo qualcosa di caldo e decisamente confortante …
n.b: per la ricetta ho preso spunto dal libro “Planty” di Ottolenghi, cambiando solo di poco ingredienti e dosi.
Zuppa di ceci, pomodori e pesto ligure
Ingrdienti (per 5-6 persone):
- 1 grossa cipolla affettata (per me di Treschietto)
- 1 finocchio medio affettato non troppo finemente
- 1 carota (o 2 se piccole) affettata
- 2 gambi di sedano (o 3 se piccoli) affettati
- 3-4 cucchiai di olio evo (per me il solito pugliese)
- 1 cucchiaino di pasta di peperoncinio (vedi ricetta qui )
- 180 ml di vino bianco fermo ( per me Vernaccia di San Gimignano)
- 400 gr di pomodori pelati ( schiacciati e con il loro succo)
- 1 cucchiaio di origano
- 2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
- 1 cucchiaio di foglie di timo
- 2 foglie di alloro
- 2 cucchiaini di zucchero di canna
- 1 L di brodo vegetale (per me acqua di cottura dei ceci + 1 cucchiaino di dado granulare fatto in casa)
- 500 gr di ceci appena cotti ( per cottura dei ceci vedi qui )
- 5-6 cucchiani di pesto ligure (per me fatto in casa e senza formaggio)
- 1 presa (circa) di sale
In una grossa pentola mettete l’olio, la cipolla, il finocchio e fate andare su fiamma media per qualche minuto. Poi aggiungete la carota, il sedano e proseguite, mescolando spesso e stando attenti a non bruciare la cipolla, per altri 3-4 minuti. Una volta che le verdure sono abbastanza tenere aggiungete la pasta di peperoncino piccante, fate cuocere ancora 1-2 minuti e aggiungete il vino. Continuate a cuocere fino a che il vino non si sfumi. Aggiungete ora i pelati, le erbe aromatiche, il brodo vegetale, lo zucchero e una presa di sale. Portate a bollore, mettete il coperchio, abbassate la fiamma e fate cuocere il tutto per circa 30 minuti. Nel frattempo mettete i ceci in una ciotola e, con una forchetta, schiacciatene un po’ ( io ho fatto circa la metà ). Una volta passato il tempo di cottura aggiungete i ceci alla zuppa, mescolate e lasciateli cuocera per altri 5-6 minuti. Servita la zuppa calda, e in ogni ciotola unite 1-2 cucchiaini di pesto e una fetta di pane integrale abbrustolito.
Questa zuppa è semplice e davvero buona ma, come tutte le zuppe in generale, se preparata con un leggero anticipo e lasciata riposare (anche la mattina per la sera), ne guadagna notevolmente in sapore!