9

Zuppa di ceci, pomodori e pesto ligure … sussurata da una pentola in rame!

zuppa di ceci al pomodoro e pesto ligureEbbene sì, confesso! La mia è una famiglia di conservatori … conservatori di oggetti del nostro passato, testimonianze del percorso che ha portato fino a quà!

Il che è molto utile per un’affamata di racconti come me; se non ho nesssuno che possa descrivermi ciò che è stato, basta che vaghi tra le mura, mi affacci in quelle stanze poco frequentate, alzi qualche telo, per trovare ciò di cui ho bisogno, l’anello mancante della catena “genealogica”.

old toolsSpesso è la soffita di mia nonna a venirmi in aiuto; in un angolo, il baule in legno (già … proprio il classico da tesoro dei pirati!) mi racconta di un papà bambino, appassionato di western, indiani e natura, nell’altro lato, vicino allo scatolone delle foto ancora tutte in bianco e nero, basta sollevare un telo e si scopre che anch’io, seppur molto dopo, non mi sono tanto differenziata … eccetto “Topolino”, ” David Gnomo” e i libri di Roald Dahl ( … “SCRIVI E RIPETI” del Grillo Parlante massimo livello tecnologico di quegli anni). Se frugo nei cassetti posso trovare fototessere di chiunque, spesso sono quelle venute male, facce assonnate e sgurdi non proprio sagaci … ma fanno comunque storia, suscitano sempre grandi risate, quindi si conservano con cura. La stessa cura con cui sono state conservate lettere, biglietti regalo e cartoline ( anche quelle con solo scritto .. “Tanti saluti da luogoX e firma del mittente” ), ormai diventati a tutti gli effetti reperti da museo.

Piatto del vecchio albergo "Sans Façon"Ovvio però che le stanze preferite siano le dispense e le cucine delle nonne o zie. Lì capisco da chi ho preso la mania di conservare barattoli e scatole, ancor prima di capire cose metterci dentro. Se mi avvicino alla vecchia vetrina bianca della zia-nonna ( non di sangue, ma sempre sentita come tale ) le mani non hanno difficoltà nel toccare tesori ( almeno per me) del passato, accumulati nel corso degli anni, mode e stili d’epoca : un vecchissimo setaccio, coltelli e forbci arrugginiti, ciotole dai colori pastello e venature sparse qua e là … come fossero rughe sul viso. Mattarelli di varie lunghezze, taglieri sempre pesantissimi, infinite teglie … ovvio non antiaderenti!!! E poi i contrapposti, come una vecchissima stadera e una bilancia in plastica dura … moolto vintage, oppure il classico calice da vino, posto nella piattaia, vicino ad un primo esemplare di “vasetto-nutella- riciclato-bicchiere”. E sempre in quella piattaia antica, piatti di varia provenienza, spesso superstiti del vecchio albergo ( forse un po’ ve ne avevo parlato qui), e proprio per questo così preziosi.

pentole in rameSe poi ho la fortuna di ritrovarmi con tutti questi oggetti, nel silenzio più totale, posso addirittura carpirne i suoni. L‘altra mattina, ad  esempio, la vecchia pentola in rame mi ha detto che aveva voglia di zuppa, una calda zuppa di legumi, possibilmente ceci! E così ho fatto, non sono riuscita a dirle di no … oppure ero solo io che, intirizzita del freddo, cercavo qualcosa di caldo e decisamente confortante …

n.b: per la ricetta ho preso spunto dal libro “Planty” di Ottolenghi, cambiando solo di poco ingredienti e dosi.

zuppa di cecciZuppa di ceci, pomodori e pesto ligure

Ingrdienti (per 5-6 persone):

  • 1 grossa cipolla affettata (per me di Treschietto)
  • 1 finocchio medio affettato non troppo finemente
  • 1 carota (o 2 se piccole) affettata
  • 2 gambi di sedano (o 3 se piccoli) affettati
  • 3-4 cucchiai di olio evo (per me il solito pugliese)
  • 1 cucchiaino di pasta di peperoncinio (vedi ricetta qui )
  • 180 ml di vino bianco fermo ( per me Vernaccia di San Gimignano)
  • 400 gr di pomodori pelati ( schiacciati e con il loro succo)
  • 1 cucchiaio di origano
  • 2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
  • 1 cucchiaio di foglie di timo
  • 2 foglie di alloro
  • 2 cucchiaini di zucchero di canna
  • 1 L di brodo vegetale (per me acqua di cottura dei ceci + 1 cucchiaino di dado granulare fatto in casa)
  • 500 gr di ceci appena cotti ( per cottura dei ceci vedi qui )
  • 5-6 cucchiani di pesto ligure (per me fatto in casa e senza formaggio)
  • 1 presa (circa) di sale

In una grossa pentola mettete l’olio, la cipolla, il finocchio e fate andare su fiamma media per qualche minuto. Poi aggiungete la carota, il sedano e proseguite, mescolando spesso e stando attenti a non bruciare la cipolla, per altri 3-4 minuti. Una volta che le verdure sono abbastanza tenere aggiungete la pasta di peperoncino piccante, fate cuocere ancora 1-2 minuti e aggiungete il vino. Continuate a cuocere fino a che il vino non si sfumi. Aggiungete ora i pelati, le erbe aromatiche, il brodo vegetale, lo zucchero e una presa di sale. Portate a bollore, mettete il coperchio, abbassate la fiamma e fate cuocere il tutto per circa 30 minuti. Nel frattempo mettete i ceci in una ciotola e, con una forchetta, schiacciatene un po’ ( io ho fatto circa la metà ). Una volta passato il tempo di cottura aggiungete i ceci alla zuppa, mescolate e lasciateli cuocera per altri 5-6 minuti. Servita la zuppa calda, e in ogni ciotola unite 1-2 cucchiaini di pesto e una fetta di pane integrale abbrustolito.

Questa zuppa è semplice e davvero buona ma, come tutte le zuppe in generale, se preparata con un leggero anticipo e lasciata riposare (anche la mattina per la sera), ne guadagna notevolmente in sapore!

19

Empanadas (o quasi) al forno con melanzane e ricotta salata.

empanadasI piccoli o piccolissimi paesi non si addicono a tutti e ciò che molte volte si sente dire sulla vita trascorsa  dentro a quel nucleo ristretto di case … spesso corrisponde a verità!

E’ vero che lo sport preferito è il farsi i fatti degli altri; è vero che c’è sempre “lo strano“, “lo scemo“, “la strega” o “il burbero” del villaggio. E’ vero che nonostante passi il tempo in certi luoghi, soprattutto bar e circoli, i vecchi sono sempre a giocare a carte o biliardo e a fare sempre i soliti discorsi. E’ vero che ogni generazioni ha i suoi muretti e i suoi angoli di ritrovo ed è anche vero che sono questi ultimi a rimanere immutati e non le generazioni che si susseguono. E’ vero che chi è “villeggiante” rimarrà sempre e soltanto “villeggiante“, anche se ha la casa in paese da svariati decenni, e chi è turista di passaggio sarà solo un “foresto“. E poi è assolutamente vero che tra piccoli paesi, anche dello stesso comune, non corre buon sangue, e se si presenta l’occasione per rimarcare il fatto … non coglierla sarebbe quasi un reato.

Ma benché si riconosca tutto ciò, in paese ci si torna sempre volentieri.

tornando dall'ortoQuando sei lì non dai peso a questi lati della medaglia (forse perché ormai ci stai davvero poco), ti soffermi più sugli aspetti postivi, quelli che alla fine, dopo molti anni, ti hanno fatto tornare a vivere in un paese … anche se in un altra regione. Noti con piacere che molte cose sono sempre uguali e immutate. Che i ritmi sono diversi, come l’aria, la luce e  i toni di voce. Vedi che quasi tutti ancora hanno le loro abitudini, i loro gesti particolari e i loro orti, piccoli o grandi che siano, curati o meno.

E se per caso questa stagione nel tuo le melanzane non sono state piantate e, tornando a casa, il detentore dell’orto più curato del paese ti vede, la cosa più naturale che possa dirti è … < Allora entra nel mio e serviti pure > !!!

Nota: una volta arrivate in cucina le melanzane sono finite con la cipolla di Tropea e la ricotta salata (una piccola parte è stata fatta anche in versione senza latticini e vi assicuro che erano tanto tanto buone) dentro un disco di pasta matta che voleva fare l’Empanadas ma, senza strutto e senza frittura, si è trovato a paragonarsi ad  un normale fagottino ripieno. Beno male che la forma è rimasta quella  … 😉

 empanadaEmpanadas al forno con melanzane, cipolla di Tropea e ricotta salata

Ingredienti (per circa 15 empanadas da 10 cm di diametro):

  • Per la pasta matta:
  • 250 gr di farina 0
  • 50 gr di semola rimacinata di grano duro + altra di supporto
  • 150-170 ml (circa di acqua tiepida)
  • 2 cucchiai di olio evo
  • 1 cucchiaino raso di sale fino
  • Per il ripieno:
  • 2-3 melanzane pulite e asciugate
  • 1 grossa cipolla di Tropea (o altro se non l’avete)
  • 100 gr di ricotta salata grattugiata
  • 2 cucchiai di olio evo
  • q.b di foglie di menta e basilico freschi
  • q.b di maggiorana
  • 1 pizzico di sale
  • q.b di brodo vegetale

Iniziate preparando la pasta. Sopra un tavolo da lavoro fate la classica fontana con le farine miscelate e setacciate. Al centro mettete poca acqua, l’olio e il sale e impastate. Aggiungete tanta acqua fino ad ottenere un panetto liscio ed elastico, copritelo con una padella calda (o con pellicola) e lasciatelo riposare. Nel frattempo preparate il ripieno. In una padella ampia ( se avete il wok andrà benissimo ) mettete l’olio e la cipolla tritata finemente. Fate stufare dolcemente per qualche minuto e poi aggiungete le melanzane tagliate a dadini, la maggiorana e un altro filo d’olio e il sale. Cuocete a fiamma vivace per circa 15-20 minuti aggiungendo poco brodo vegetale nel caso servisse. Una volta cotte le verdure aggiungete il basilico e la mente sminuzzati (con le mani meglio) finemente. Lasciate intiepidire e passate a tirare l’impasto. Spolverate leggermente il piano da lavoro e tirate la pasta con il mattarello ad uno spessore di 5 mm circa e con un coppapasta o stampino (o bicchiere) ritagliate tanti cerchi. Mettete al centro di ciascuno un cucchiaino di ripieno e aggiungete una spolverata di ricotta salata. Inumidite i bordi con acqua e richiudete il cerchio a forma di mezzaluna, pressate bene e chiudete il fagottino pizzicando la pasta (per aiutarvi a capire vi metto qui un video; andate direttamente al minuto 3:10 in cui si vede bene la procedura). Mettete le vostre empanadas sopra una teglia con carta forno e una volta ultimati tutti gli ingredienti spennellateli con altro olio evo e cuoceteli in forno statico a 200° per circa 20 minuti, o almeno fino a doratura, passando a modalità ventilato gli ultimi 5 minuti di cottura.

Lasciateli solo intiepidire e serviteli per un aperitivo, un antipasto, ma sempre con un buon vino bianco … possibilmente ora fresco!!! 🙂